Con la parola araba Islam, letteralmente “sottomissione, donare il proprio viso a Dio”, ci si riferisce, oltre alla religione musulmana fondata da Maometto nel VII secolo in Arabia, a quell’insieme di pratiche sociali, politiche e culturali che a tale religione fanno riferimento. Diffusosi rapidamente con le conquiste militari, coprendo nel corso dei secoli una vasta area, dall’Atlantico all’Asia centrale, fino al Sud-Est asiatico, l’Islam è l’ultima delle religioni rivelate, dopo l’Ebraismo e il Cristianesimo. Suo portavoce è Maometto, ritenuto dai fedeli il sigillo dei profeti, cioè colui che ha concluso il ciclo della rivelazione iniziata da Adamo: Il Corano (il cui significato è “predicazione”) è la testimonianza delle rivelazioni recapitate da Dio a Maometto attraverso l’Arcangelo Gabriele.
Religione universale, l’Islam si basa su un netto monoteismo (unicità di Dio) e sulla strettissima connessione tra religione ed ogni ambito della vita pubblica e privata del credente, nel senso che la concezione stessa della religione non è limitata solo a quest’ultima, ma abbraccia anche l’idea di politica.
Seconda religione al mondo come numero di fedeli – 1 miliardo e 400 milioni – l’Islam possiede determinati elementi distintivi, o meglio, pilastri, utili anche alla comprensione dei simboli tipici di questa cultura orientale. Li elenchiamo qui di seguito, trattandoli poi separatamente nei paragrafi che seguono:
- La testimonianza della fede
- La preghiera
- L’elemosina obbligatoria
- Il digiuno durante il mese del Ramadan
- Il pellegrinaggio alla Mecca
La testimonianza della fede
La testimonianza della fede (Shahada), uno dei principali pilastri dell’Islam, rappresenta il primo dovere del musulmano. Non si tratta di un semplice atto formale, bensì di un’adesione interiore a ciò che si pronuncia: “Testimonio che non vi è Dio all’infuori di Allah, e che Muhammad è il suo inviato”. La prima frase sottolinea l’assoluta rilevanza del monoteismo contro il politeismo avversato dai musulmani, la seconda sancisce l’importanza del messaggio profetico di Muhammad.
Per convertirsi all’Islam non sono necessarie figure intermedie quali sacerdoti o santi che assurgono a mediatori, basta che il fedele si ponga dinanzi a Dio. Una volta compresa la Shahada – termine che etimologicamente richiama il verbo testimoniare (shahida) e significa anche “certificato”, “diploma”, oltre che professione di fede) – il musulmano la deve pronunciare davanti a due testimoni (musulmani), diventando così ufficialmente islamico e professando il culto.
La preghiera
I musulmani eseguono la preghiera rituale (Salāt) cinque volte al giorno: all’alba, a mezzogiorno, a metà pomeriggio, al tramonto, e di notte. Collegamento diretto tra il fedele e Dio, la preghiera dura pochi minuti e comporta per il fedele stesso un senso di pace e di felicità interiore. Tradizionalmente la Salāt deve essere recitata in arabo.
È possibile pregare praticamente ovunque, anche al lavoro o a scuola: è consigliato però stendere una stuoia pulita a terra dove poter pregare, e rivolgersi, durante la preghiera, in direzione della Mecca. Riguardo alle posizioni da tenere in questa circostanza, tutta la sessione comprende diverse posizioni, in piedi, inchinati, inginocchiati ed infine prostrati.
Prima di iniziare la preghiera è necessario essere in una condizione di purità, o wudu (abluzione), ovvero eseguire una pulizia rituale con acqua pura, o, in mancanza, con il tayammum, cioè sfregandosi con terra pulita, lavando mani e braccia, bocca, naso, viso, testa, orecchie e piedi fino alle caviglie.
L’elemosina obbligatoria
Uno dei pilastri fondamentali dell’Islam è il principio in base al quale tutte le cose appartengono a Dio, ed il benessere spetta solamente agli uomini meritevoli di fiducia. Ciascun musulmano calcola la propria elemosina obbligatoria (Zakat) in maniera individuale, e ciò generalmente comporta il pagamento annuale del 2,5% del proprio capitale; può anche donare una somma aggiuntiva come atto caritatevole volontario (sadaqua), sperando di ottenere una ricompensa divina straordinaria.
Il digiuno durante il mese del Ramadan
Ogni anno durante il mese del Ramadan, dall’alba al tramonto, tutti i musulmani si astengono dal mangiare, dal bere, dal fumare e dai rapporti sessuali. Detto digiuno (Sawm), sebbene sia un bene per la salute, è in realtà ritenuto essenzialmente una purificazione spirituale: ha come obiettivi il raggiungimento della disciplina, della pazienza e dell’autocontrollo, e la comprensione dello stato in cui versa colui che non ha come sostentarsi.
Poiché il calendario islamico è costituito da 354 o 355 giorni, il mese del Ramadan cade ogni anno in un momento diverso dell’anno solare, e dunque in una stagione diversa. Al termine del Ramadan, si celebra la “festa dell’interruzione del digiuno”, chiamata anche “festa piccola”.
Il pellegrinaggio alla Mecca
Il pellegrinaggio annuale alla Mecca (Hajj) è un obbligo per tutti coloro siano in grado di adempierlo, sia dal punto di vista fisico che economico, e va compiuto nel dodicesimo mese dell’anno islamico, che è lunare e non solare (pertanto l’Hajii può cadere sia d’estate che d’inverno).
Quale purificazione, il pellegrino abbandona i propri abiti, indossando due pezze di stoffa non cucite di colore bianco, una per cingersi i fianchi, l’altra per coprire il tronco e la spalla sinistra, ma lasciando libero il braccio destro. Ciò perché venga cancellata qualsivoglia distinzione di ceto e di cultura, e perché tutti sono uguali davanti ad Allah. Le donne invece sono interamente coperte.
A coloro i quali hanno ottemperato all’obbligo del pellegrinaggio alla Mecca viene riconosciuto un merito particolare, il titolo onirifico di “pellegrino del Hajj”, e talvolta il diritto di indossare uno specifico copricapo, che ricorda l’ottemperanza dell’obbligo.
La fine del Hajj è caratterizzata da una festa, onorata con preghiere.
I simboli dell’Islamismo
Dopo aver conosciuto gli elementi basilari, i veri e propri capisaldi dell’Islam, occupiamoci dei simboli di questa religione, tutt’oggi rappresentati da un minareto, un fedele inginocchiato su un tappeto in direzione della Mecca, la mezzaluna e le stelle (queste ultime presenti su bandiere, cupole di moschee ed ambulanze), la mano di Fatima e l’occhio di Allah.
Sottolineiamo, in particolare, il significato rivestito dalla mezzaluna e dalle stelle, un significato strettamente collegato alle credenze della cultura araba. Differentemente dalle altre religioni, che vedono il sole come una divinità benevola e maschile, quella preislamica lo considera divinità femminile e secondaria, perché il suo calore bruciante è fonte di distruzione e di paralisi della vita. Stando a diversi studi sull’argomento, un ruolo di tutto rispetto è invece attribuito al dio Luna, benevolo e fecondante, e al pianeta Venere, divinità pure maschile, che svolge la funzione di orientare nella notte durante il periodo di trasmigrazione delle greggi nel deserto.
Potente simbolo della religione islamica, la mano di Fatima – nota anche quale “Khamsa”, cioè “cinque”, come le dita di una mano, ma anche come i pilastri dell’Islam – è connessa alla figura di Fatima, figlia del profeta Maometto. Alcune leggende tramandano che la fanciulla, raccoltasi in preghiera nel deserto, fosse capace di far piovere o di far sbocciare odorosissimi fiori: ciò ha fatto sì che la mano di Fatima diventasse negli anni un simbolo di devozione religiosa anche al di fuori della cultura islamica. Emblema inoltre di pazienza, serietà e autocontrollo, per l’Islam popolare essa rappresenta tuttavia per lo più un imbattibile rimedio contro il malocchio e le negatività in generale.
Talvolta la mano di Fatima può avere al centro un occhio, “l’Occhio di Mashallah”, ovvero “l’Occhio di Allah”, un amuleto contro le negatività ed il malocchio utilizzato per invocare la protezione di Dio.
Oggetto tradizionale in Turchia ed in Marocco, è una perla di vetro che in ogni cultura e fede religiosa viene ritenuta un talismano per tenere lontano il male: la forma è quella di un occhio in quanto esso, in base alla tradizione, è una finestra verso il mondo, e l’occhio si ritiene essere il primo punto di partenza dei pensieri buoni o cattivi. E le pietre di colore blu, in base alle credenze popolari, sono in grado di eliminare gli sguardi negativi.
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