Gli antichi Celti, e in particolare le loro guide spirituali, i Druidi, erano attenti osservatori della natura e dei suoi fenomeni, in cui trovavano similitudini e assonanze con caratteristiche e vicende degli uomini. Questi antico popolo, ad esempio, credeva nell’astrologia celtica degli alberi, detta anche Ogham. In cosa consisteva? In pratica si riteneva che il momento della nascita influenzasse la personalità dell’individuo e la collegasse ad una particolare specie di albero.

Un po’ come succede con l’oroscopo, quindi, quando nasceva un bambino si osservava la stagione in cui era nato e la fase lunare corrispondente, dal momento che il calendario celtico si basava sui moti lunari e non su quelli solari; in base a questi elementi veniva abbinato al bambino un albero celtico Ogham, che avrebbe ispirato chiarezza e saggezza alla sua mente e lo avrebbe aiutato a vivere seguendo i ritmi della natura.

Il significato Ogham celtico della ginestra è strettamente legato al sole: i suoi luminosi fiori gialli che sbocciano a marzo, all’inizio della primavera, secondo i celti rappresentavano infatti una promessa di un nuovo inizio e del ritorno della luce. Non solo: i fiori gialli della ginestra Ogham erano anche simbolo di vitalità, di intelligenza e di energia, in pratica un invito ad usare al meglio le proprio energie spirituali, che non devono venir meno nemmeno nel momento più buio dell’esistenza.

Il significato Ogham celtico della ginestra è legato anche ai concetti di chiarezza, industriosità, intelligenza, capacità di vibrare, protezione e indipendenza. I Druidi, osservando attentamente la ginestra, videro inoltre come i semi fossero in grado di allontanarsi dalla pianta durante la stagione più calda e luminosa dell’anno per cominciare una nuova vita indipendente e per cercare la luce necessaria per nutrirli. Facendo un parallelo con le vicende umane, ne trassero l’insegnamento che nei periodi di maggiore stress bisognerebbe non chiudersi in casa e nelle proprie sicurezze, ma uscire dal nido e dal proprio ambito famigliare per crescere e andare alla ricerca della propria strada.

La ginestra, inoltre, ha uno status elevato nella simbologia Ogham per via della sua associazione con l’ape, insetto che rappresenta la comunità e la vita attiva, nonché un aspetto dell’energia della Dea Madre, e che è molto attirata dalla ginestra e dai suoi fiori, dai quali ricava un miele dal profumo delicato. La simbiosi tra questi due simboli celtici rappresenta la voglia di darsi da fare per raggiungere i nostri obiettivi nella vita.

Già in tempi antichi i rami di questa pianta venivano utilizzati per produrre corde, stuoie e altri manufatti oppure scope e ramazze. Proprio per questo motivo nella lingua gaelica e celtica, la ginestra era chiamata balanos, che ha una certa assonanza con la parola balai, cioè scopa, ma anche con il termine belenos, che significa “luminoso”, “splendente” e che era uno degli appellativi dell’Apollo celtico, una divinità discendente da un dio dei Norici e legata alla luce e alla trasparenza delle acque.

Della ginestra parlava già il naturalista romano Plinio il Vecchio nel I secolo dopo Cristo, che riteneva addirittura che il colore giallo brillante dei fiori della ginestra fossero simbolo del sole e dell’oro e che quindi le ceneri del ginestrone, della ginestra di Spagna e della ginestra dei carbonai contenessero tracce del prezioso minerale.
Nonostante questo in Europa e in epoca medioevale la ginestra era ritenuta una pianta umile, adatta solo a fornire materiale per scope e ramazze, finché nel XII secolo re Goffredo d’Angiò e il suo successore re Enrico II gli diedero un’aura di nobiltà cominciando ad utilizzare un ramo di ginestra come simbolo araldico, ottenendo così il soprannome di Plantageneti, da planta genistae, ovvero “pianta di ginestra”.