Serkhet, conosciuta anche come Selkis, Selqet, Selkit o Serqet, era una divinità venerata nell’Antico Egitto. Incarnava lo scorpione ed era la dea della magia, della natura, della fertilità e della medicina. Inoltre era colei che si occupava degli sfortunati che venivano punti da insetti velenosi e dagli scorpioni.

Il suo nome, tradotto dall’originale Selket, significa letteralmente “colei che permette di respirare” o “Colei che stringe la gola”. La sua figura, infatti, è duplice. Incarnando lo scorpione poteva essere considerata come una dea vendicativa che punge e “stringe la gola” uccidendo oppure come colei che guarisce dai veleni permettendo di respirare.

La dea Serhket

Iconografia

Normalmente Serhket viene raffigurata come una donna con uno scorpione sul capo e più raramente con il corpo da scorpione e il volto di donna. Su di lei non sono pervenute storie ai giorni nostri e non è stato trovato nessun tempio a lei dedicato. Le sue icone, però, sono state ritrovate in numerosi sarcofagi e nelle casse canopiche (che contenevano i vasi per le viscere, come ad esempio in quella di Tutankhamon).

Il collegamento con l’oltretomba

Serhket era considerata una protettrice di una porta delle quattro presenti nel Duat, ovvero l’aldilà. Secondo la cultura del tempo le anime dei morti vagavano in un mondo sotterraneo affrontando delle prove e respingendo dei nemici. In questo percorso trovavano delle porte da oltrepassare, ognuna controllata da un dio o da una dea. Quando l’anima era riuscita a purificarsi raggiungeva altri posti meno ombrosi e pericolosi. Per orientarsi nel labirintico Duat venne composto il “Libro dei Amduat” che illustrava strade e percorsi per non perdersi.

Ruolo della dea

Come abbiamo detto prima Serhket è la dea della fertilità, degli animali, della medicina, della magia e della guarigione dalle punture di insetto, di serpente e di scorpione. La dea è considerata maggiormente benefica e protettrice degli uomini. La sua correlazione con l’aldilà non è negativa, in quanto non sempre riusciva a salvare le vite di coloro che si appellavano a lei. Serhket, inoltre, proteggeva gli imbalsamatori e tutto ciò che era legato a quella pratica. Per questo motivo veniva spesso raffigurata nei vasi canopi, con lo scopo di proteggere le viscere dei gradi imperatori.

Serhket nel tempo

Con il passare del tempo il pantheon egizio si evolse e alcuni dei mutarono. Serhket, ad esempio, venne unificata ad Iside. Inizialmente avvenne solo nelle rappresentazioni iconografiche e in un secondo momento divenne una delle tante sfaccettature di Iside.

Lo scorpione

« Mia madre è Iside, mia nutrice è Nefti […] Neith è dietro di me, Selkis è di fronte a me. »

Serhket, o Selkis come nella citazione riportata qui sopra, era considerata una dea importante ed essenziale. In Nord Africa, infatti, sono presenti gli scorpioni più velenosi del mondo. Una sola puntura è in grado di immobilizzare completamente un uomo adulto in buona salute fino a condurlo alla morte.

Per questo motivo gli antichi egizi avevano bisogno di qualcuno che li proteggesse da questa immensa sciagura. Numerosi imperatori elessero la dea come loro protettrice per garantirsi una sorta di “immunità” dalle punture velenose.

Zoologia

Lo scorpione è un animale molto particolare. Nel corso di 350 mila anni è rimasto completamente immutato, bloccando la sua evoluzione e sfidando le leggi che regolano tutti gli altri animali. Il suo corpo si adatta perfettamente al suo stile di vita.

Lo scorpione fa parte dell’ordine degli aracnidi ma ha una natura duplice. Da una parte è un rettile per la vita sotterranea che conduce, dall’altra è una specie di insetto protetto da una forte corazza. Il corpo è allungato e ed è dotato sia di tenaglie per scopi difensivi sia di un forte pungiglione velenoso. Il suo aspetto è temibile e poco promettente.

Simbologia

Lo scorpione è un simbolo duplice, con due significati diametralmente opposti. Può simboleggiare la protezione dai propri nemici e il sacrificio a fin di bene in caso di scorpione diurno o la distruzione, la bellicosità e la morte in caso di scorpione notturno.

Per gli egizi, tuttavia, era un simbolo benefico. Utilizzare talismani con lo scorpione conferiva protezione e buona sorte. I sacerdoti di Serhket, tramite pratiche magiche, riuscivano ad incantare gli scorpioni e a farli uscire dalle loro tane senza pungere nessuno.

Lo scorpione, inoltre, è il simbolo della rinascita. Essendo collegato strettamente alla morte simboleggia anche la vita che viene dopo. Per gli egizi essa era una sorta di liberazione dalle proprie catene mortali e un grande viaggio da affrontare con coraggio. Vita e morte, dunque, non sono che due facce della stessa medaglia.

Il veleno di scorpione può uccidere o guarire da alcune malattie, dipende da come lo si usa. Il suo significato più profondo è proprio questo: male e bene non sono due concetti imprescindibili ma coesistono in tutte le cose. Vita e morte, luce e buio, tutto ha due facce.