Il termine “celtico” ha origine dal greco “keltai”, adoperato dai Focei di Marsiglia per denominare questi combattenti con cui erano entrati in contatto.

Si tratta di un insieme di popoli indoeuropei insiedatosi, all’inizio del 2° millennio a.C., in una vasta zona dell’Europa, dalle isole britanniche sino al bacino del Danubio, ed in alcune aree site più a sud, “conseguenza” dell’espansione verso le penisole iberica, italica ed anatolica. Accomunati dalle origini etniche, culturali, da una religione pressoché comune e da una lingua appartenente allo stesso ceppo, i Celti rimasero tuttavia frazionati dal punto di vista politico: distinguiamo infatti i Britanni, i Pannoni, i Celtiberi ed i Galati, stanziatisi rispettivamente nelle isole Britanniche, nelle Gallie, in Pannonia, in Iberia ed in Anatolia.

Con il tempo sottomessi ed assimilati, soprattutto da popolazioni di lingua latina o germanica, I Celti videro la loro estinzione come popolo autonomo nei primi secoli dopo Cristo, lasciando una piccola “eredità”, sia linguistica che culturale, nei nuovi agglomerati creatisi nei territori un tempo da essi occupati.

Ed infatti, a partire dall’età medioevale, non si parla più di popolo celtico, quanto piuttosto di etnie, lingue ed usi moderni, “ereditati” dal suddetto popolo. Attualmente, con il termine “celtico” si usa designare anche quegli idiomi e quelle culture di stampo celtico presenti in Irlanda, Scozia, Cornovaglia, Bretagna ed Isola di Man.

La simbologia del popolo celtico

Abbiamo ora ora parlato della profonda comunanza di lingua, religione e tradizioni del popolo celtico. Eppure, nonostante ciò, nei testi scolastici regna quasi un silenzio su questa cultura sviluppatasi nell’Età del Ferro.

Questo silenzio, questo “mistero” quasi, da un lato è attribuibile ad un’immagine “primitiva” che è stata “passata”, ma dall’altro è senza dubbio da ascrivere ai caratteri della cultura celtica, una cultura che non solo privilegiava, ma addirittura obbligava ad una trasmissione prettamente orale del proprio sapere.

Ciò che si conosce, alla luce di quanto esposto, lo si deve dunque esclusivamente a fonti scritte da coloro che sono entrati in contatto con i Celti, come Cesare o Tito Livio. Testimonianze scarse, che però non impoveriscono la ricca cultura che proviene da questo popolo, un popolo per il quale la simbologia ha un potere incredibile, tale da influire sulla propria vita: attraverso i simboli, infatti, i Celti narravano storie o trasmettevano credenze religiose, ricevevano forza e protezione. Simboli che ritroviamo anche su manufatti, in legno in pietra, o rappresentati su gioielli e monili, recanti un arcano significato.

Il simbolo dei cinque cerchi nei Celti

Assai ricca è la simbologia del popolo celtico. Citiamo, a titolo esemplificativo, il trifoglio, reso celebre da San Patrizio ed ora uno dei simboli più legati all’Irlanda; l’arpa celtica, che si dice rappresenti l’immortalità dell’anima; ed ancora, l’uomo verde, divinità della natura portatrice di fiori e frutti, e dunque di abbondanza, e Triskele, uno dei più antichi simboli celtici, emblema di unità e di trinità. In questa sede, però, ci occupiamo più approfonditamente del simbolo dei cinque cerchi.

Al numero cinque vanno associati i quattro elementi (simboli alchemici come Terra, Acqua, Fuoco, Vento), uniti dallo spirito e da esso congiunti al centro, ma anche le quattro fasi della luna (luna nuova, luna crescente, luna piena, luna calante).

La prima parte di questa tematica è facilmente comprensibile, in quanto “gioca” con le strutture classiche: quattro elementi (Fuoco, Terra, Aria, Acqua), quattro direzioni (Nord, Sud, Est, Ovest), quattro stagioni (Estate, Inverno, Primavera, Autunno).

Ma il quinto elemento? Come si colloca? Gli avi parlano di “espansività”, concetto che tiene insieme i predetti elementi, ed i Celti riferiscono della possibilità di raggiungere una sorta di “illuminazione”, o addirittura la comprensione del cosmo tutto, attraverso l’assimilazione dei cinque concetti.

Un’altra lettura è quella che vede nei cinque cerchi celtici un mandala adoperato per ampliare la propria consapevolezza, “fermandosi” nei punti di intersezione dei cerchi e prestando la propria attenzione ad uno dei significati dei simboli.