Il primo utilizzo del termine trova impiego nella magia rinascimentale e nell’alchimia degli anni successivi al 1493, e lo si deve a Paracelso, medico, alchimista e astrologo svizzero, che fa derivare la parola gnomo dalla radice greca gnosis (conoscenza), e se ne serve per identificare uno spirito ctonio, ossia legato alla terra ed alle sue profonde viscere.

Partendo da detto presupposto, Paracelso ritiene gli gnomi capaci di spostarsi all’interno del terreno con la stessa facilità con cui gli uomini si muovono al di sopra di esso; ed ancora, considera i raggi del sole in grado di mutare gli gnomi in pietra.

Ma chi sono gli gnomi? Quale simbologia incarnano? Abitanti dei boschi, raggiungono al massimo i 15 centimetri di altezza, e cercano di non rendersi visibili agli uomini. Gli gnomi maschi vivono mediamente sino ai 900-950 anni, e conseguono la maturità intorno ai 300, quando la barba, assai importante in quanto simbolo di affidabilità, diviene grigia. Indossano abitualmente pantaloni pesanti, stivaletti invernali, e giacchetta legata con una cintura, oltre ovviamente l’immancabile e notissimo cappello rosso a punta. Gli gnomi femmina vantano una maggiore longevità, giungendo a superare finanche i mille anni di età. Vestite con abiti ricamati e cappello a punta di colore verde, da adulte portano due belle trecce bionde, celate sotto un fazzoletto dopo il matrimonio.

Quanto al loro essere o meno simpatici ed amichevoli con gli uomini stessi, la leggenda vuole che questi piccoli esseri possano concentrarsi per distrarre il nostro pensiero o le nostre azioni, ed addirittura utilizzare espedienti non troppo “nobili” su coloro che vogliono trarre in inganno, al fine di vendicare la violenza perpetrata ai danni della loro amata terra.

Lo gnomo appartiene infatti all’elemento Terra, uno dei quattro elementi della natura, assieme al Fuoco, all’Aria ed all’Acqua, che sono alla base dell’ordine delle cose e dell’organizzazione dell’Universo. Il Fuoco e l’Aria sono considerati elementi attivi, agendo su un oggetto per modificarlo, mentre l’Acqua e la Terra sono ritenuti elementi passivi, indicando una sorta di stasi. Ma la Terra è il “simbolo” della chiarezza, della verità, della vita in altri termini, e, come tale, è l’elemento più legante di tutti, permette la conoscenza e la comprensione di tutti i concetti e di tutti gli insegnamenti. Indica la casa, l’appartenenza, la saggezza tribale ed ancestrale, nonché la riunione di tutte le cose che necessitano del suo potere equilibrante.

E la simbologia gnomo-terra “si muove” su questi parametri: appartenendo alla Terra, lo gnomo governa ogni cosa afferente alla materia, e rappresenta la stabilità, la sicurezza, il possesso, l’ordine. Ed anche il passo sicuro, la protezione, la solidarietà, il ragionare con un forte senso pratico e non con la testa tra le nuvole. In esoterismo il simbolo degli gnomi è il pentagramma o la “pietra magica”, in quanto esprimenti entrambi la solidità della materia.

Con il passare del tempo, dopo il primo “conio”, dovuto a Paracelso, come indicato ad inizio trattazione, lo gnomo comincia ad apparire all’interno delle fiabe della tradizione folcloristica germanica, ad esempio in quelle dei celebri fratelli Grimm.

Eccone una. Una povera fantesca, assai laboriosa, spazzava quotidianamente la casa, versando l’immondizia su un grande mucchio dinanzi alla casa stessa. Un giorno vi trovò sopra una lettera, e non essendo in grado di leggere, si rivolse alla sua padrona: il contenuto riportava l’invito, da parte degli gnomi, a tenere a battesimo un bambino.

Dopo iniziali titubanze e preoccupazioni, la fanciulla accettò, e fu condotta da tre gnomi all’interno di una caverna di un monte. Lì tutto era di proporzioni minuscole, ma assai lussuoso e sontuoso: basti pensare al letto d’ebano con i pomoli di perle in ci giaceva la puerpera, alle trapunte ed al bagnetto d’oro, alla culla d’avorio.

Dopo aver fatto da madrina, la giovane desiderava tornare a casa, ma gli gnomi la pregarono di rimanere con loro ancora per tre giorni. Così avvenne, e durante la sua permanenza, la fanciulla fu circondata da tanto affetto e gentilezza. E quando giunse il momento del rientro, le sue tasche erano colme d’oro, dono dei piccoli esseri. Ma con suo grande stupore, la sua assenza non durò tre giorni, bensì sette anni! E durante questo lasso di tempo, la sua padrona era deceduta.