Ideata secondo la tradizione dal teologo giapponese Mikao Usui, il Reiki è una tecnica che utilizza una particolare forma di energia per ripristinare la salute e condurre al rilassamento e al benessere. Detta tecnica si poggia sulla convinzione che il corpo umano, mediante diversi livelli di attivazione e concentrazione, possa “canalizzare” e trasmettere l’energia cosmica per poi adoperarla per finalità terapeutiche.
Il termine “Reiki”, indicante l’energia vitale universale, e definita come quella forza che alberga in ogni cosa del Creato, è composta da due sillabe: Rei, “qualcosa di misterioso, miracoloso e sacro”, e Ki, energia primordiale esistente ancora prima della nascita del mondo.
Adatto per disturbi quali ansia, stress ed insonnia, il Reiki migliora le difese immunitarie, riequilibra il ciclo sonno-veglia e l’appetito, e facilita la distensione muscolare.
La canalizzazione dell’energia vitale – prevista dalla tecnica in oggetto – si ottiene mediante un processo di iniziazione al primo livello, detto anche “armonizzazione”: solo in un secondo momento, con l’iniziazione al secondo livello, il praticante riceverà determinati simboli, che, una volta appresi, potranno essere “tracciati” in aria o sulle cose, o in alternativa mentalizzati. Ce ne occupiamo qui di seguito.
I simboli Reiki di secondo livello
Con il secondo livello del Reiki è possibile effettuare trattamenti a distanza e lavorare in maniera precisa e “diretta” su qualsiasi problematica di carattere psicologico e sulle cattive abitudini o dipendenze.
In questa fase grande attenzione è riservata ai simboli, intesi quale efficace strumento per adoperare l’energia in maniera diversa e più profonda rispetto al primo livello. Detti simboli, associati ad un mantra, consentono di praticare Reiki oltre lo spazio ed il tempo, “toccando” dimensioni non conosciute dalla razionalità, ma che fanno leva sul proprio “sentire”, sulle proprie “percezioni”. Fondamentale è l’aver prima ricevuto l’armonizzazione del secondo livello – come poc’anzi anticipato – che consente la piena attivazione dei simboli stessi.
I simboli Reiki di secondo livello – tre – possono essere interpretati come chiavi che, trasmesse a livello energetico dall’insegnante all’allievo e da quest’ultimo fatte proprie, rendono possibile la crescita spirituale, l’accesso ad altri piani dell’esistenza. Li consideriamo, ciascuno singolarmente, nei paragrafi che seguono.
Il primo simbolo Reiki: Cho Ku Rei
Cho Ku Rei, il primo simbolo Reiki, rievoca i concetti di forza, potenza, energia, ed ha lo scopo di facilitare la canalizzazione dell’energia in caso di debolezza psicofisica, ma anche quello di preservare dalle energie negative e “purificare” un ambiente da influssi poco positivi.
Adoperato tracciandone con le dita il disegno nell’aria o sulla persona interessata, il simbolo Cho Ku Rei è formato da tre “segni”: una linea orizzontale ed una verticale terminante in una spirale costituita da tre cerchi.
Utilizzato per aprire e chiudere le sessioni di Reiki a distanza, il simbolo in oggetto anticamente voleva dire “per ordine dell’imperatore”, nel senso di “ciò che deve accadere accada”. Un altro significato è anche il seguente: “l’Energia d’amore dell’Universo si concentra in questo punto”.
Il secondo simbolo Reiki: Sei He Ki
Raffigurato con due linee che quasi arrivano a toccarsi, Sei He Ki, il secondo tra i simboli Reiki di secondo livello, richiama l’armonia, la calma, la pace. Mira a creare una sorta di ponte con l’inconscio dell’individuo, ad attuare un processo di guarigione e disintossicazione: scioglie le tensioni e libera da blocchi energetici, antichi e profondi conflitti e difficoltà emotive.
Sei He ki indica “lo stato mentale di chi non si scompone” e talora viene interpretato come “io ho la chiave”.
Il terzo simbolo Reiki: Hon Sha Ze Sho Nen
Composto da ideogrammi, Hon Sha Ze Sho Nen, il terzo tra i simboli Reiki di secondo livello, fa dei concetti di unione, unità, connessione, origine e giusta direzione, le sue parole-chiave.
Questo simbolo permette di effettuare trattamenti energetici a distanza, di “connettersi” a distanza con persone e situazioni, dove con il termine “distanza” si intende sia lo spazio fisico che quello cronologico. Grazie a Hon Sha Ze Sho Nen la propria coscienza “raggiunge” infatti dimensioni che travalicano i limiti della ragione e dell’ordinaria percezione. Ad un livello superiore esso rappresenta l’Uno-Tutto, la non differenziazione.
La parola adoperata per il simbolo in oggetto assume diversi significati, ma solitamente gli si attribuisce quello di “l’Essere Umano e Dio sono Uno”.
Dopo aver illustrato i tre simboli Reiki di secondo livello, è opportuno mettere in evidenza che per il loro utilizzo viene eseguito il disegno in aria con le mani, ma in particolar modo il disegno mentale: quest’ultimo consente ai praticanti più avanzati di “visualizzare” mentalmente l’intero simbolo in una sola ed istantanea immagine. Per ciascun disegno va ripetuto, come un mantra, il nome del simbolo per tre volte; dopo il primo contatto con il simbolo, poi, la frequenza con cui il mantra viene ripetuto è libera.
I simboli Reiki di Usui
I simboli adoperati nei corsi di Reiki sono quelli tramandati da Takata Hawayo – terzo maestro Reiki noto nella successione di Usui – che ritenne di aver ricevuto i simboli più appropriati per l’insegnamento occidentale per ispirazione divina, e dunque si impegnò per insegnare i segni oggi conosciuti.
In realtà, però, i simboli Reiki sono stati inseriti da Usui solo successivamente, quando egli si rese conto che la maggior parte dei suoi allievi stentava a credere che certe potenzialità, certe “risorse” potesse appartenere a tutti. I simboli introdotti li aveva creati lui stesso, senza averli in alcun modo reperiti. Si ispirò per il primo simbolo ad un antico ideogramma cinese, per il secondo alle lettere sanscrite indicanti Amida Buddha, principale divinità nel Buddhismo Jodo Shu di cui faceva parte, e per il terzo ad una frase che era solito dire sempre ai suoi allievi: “La fonte di ogni cosa è la giusta consapevolezza”.
I simboli originali adoperati da Usui, pur essendo molto simili a quelli della tradizione occidentale, non sono propriamente uguali, e prendono il nome, rispettivamente, di Zui-un, Muryo-ju, Honjazeshonen. C’è poi un quarto simbolo, Daikomyo, il simbolo dell’insegnante, utilizzato nel corso di tutte le attivazioni, il cui significato letterale è “grande luce brillante”.
Zui-un, parola giapponese che vuol dire letteralmente “nuvola di buon auspicio”, da intendere come augurio di “buona fortuna”, sostituisce il Cho Ku Rei, e si adopera per richiamare e accumulare l’Energia.
Il simbolo Sei He Ki nel Reiki originario giapponese è chiamato invece Muryo-ju, che oltre ad essere un altro nome di Amida Buddha, significa “vita incommensurabile”. Rappresenta la guarigione emozionale, da intendere come equilibrio tra la mente e le emozioni, tra ciò che appartiene alla coscienza e ciò che fa parte del subconscio.
Il terzo simbolo, Hon Sha Ze Sho Nen, nella tradizione giapponese prende il nome di Honjazeshonen, il cui significato letterale è “fonte” oppure “la fondazione è nella corretta coscienza”. Anche questo simbolo è adoperato nei trattamenti a distanza.
Significato dei maggiori simboli dei taguaggi