Il suo frutto è conosciuto praticamente da sempre: basti pensare ad Adamo ed Eva nel Paradiso Terrestre, ma anche all’antica Grecia, prima della guerra di Troia, quando le tre dee dell’Olimpo, Era, Atena ed Afrodite, incaricano Paride di scegliere la più bella tra loro, per assegnarle la mela d’oro.

Ma oltre alla mela, anche l’albero di melo riveste nella storia un ruolo di primo piano, in particolar modo nella cultura celtica, secondo la quale ogni albero che vive sulla terra svolge una doppia funzione: da un lato è emblema di poteri magici, dall’altro dimora per le fate che popolano i boschi e le foreste.

Simbolo di immortalità e fertilità, di purezza e maternità, il melo era utilizzato dai celti per realizzare le bacchette magiche dei Druidi – la leggendaria casta sacerdotale –  ed il suo tronco, rappresentato nella forma femminile, veniva spesse volte bruciato nei riti di fertilità e nelle feste invernali, manifestazioni che sollecitavano il ritorno della primavera ed auspicavano la continuazione della famiglia.

Le mele, inoltre, riscuotevano larghi consensi tra il popolo dei celti in virtù della loro capacità di mantenersi a lungo nel tempo – soprattutto se conservate in un luogo fresco e asciutto – il che consentiva di nutrirsene nei mesi invernali, quando c’era penuria di altri frutti.

Ma c’è dell’altro, attestante la profonda importanza attribuita al melo nella tradizione celtica: pare che il nome della mitica Avalon, l’isola britannica legata a Re Artù, derivi dal suo essere ricca di alberi di melo, di qui il nome Insula Pomorum, appunto Isola delle Mele. Ed ancora, nel Ciclo di Ulster – uno dei maggiori cicli epici della mitologia irlandese – l’anima di Cù Roi fu rinchiusa in una mela, celata poi all’interno dello stomaco di un salmone, destinato a palesarsi solo una volta ogni sette anni. Senza trascurare il racconto irlandese L’avventura di Connla, in cui Connla, creduto morto, venne salvato da una fata che lo nutrì con mele magiche per un mese intero. Nè i Cicli Mitologici d’Irlanda, ove il primo compito assegnato ai figli di Tuireann fu quello di rubare la Mela del Giardino delle Esperidi.

E poi…e poi l’albero di melo è al centro di una splendida quanto purtroppo tragica storia d’amore, che ha come protagonisti Aillinn e Baile. Una storia che sicuramente toccherà nel profondo i cuori dei romantici, coinvolgendoli emotivamente.

I due giovani dovevano incontrarsi sulle sponde del fiume Boann, ma uno spirito apparve loro, avvisando prima l’uno e poi l’altra della morte dell’amata/dell’amato. Per il troppo dolore, perirono entrambi.

Una volta seppelliti i due amanti, sulla tomba di Aillinn apparve un melo dalle fronde con l’aspetto di Baile, e su quella di Baile invece apparve un tasso con le sembianze del viso della donna. Trascorsi sette anni, i druidi recisero il tasso per ricavarne tavolette su cui i poeti dell’Ulaid scrissero toccanti e poetici versi d’amore. Uguale cosa fecero i poeti del Lagin sulle tavolette ricavate dal legno di melo cresciuto sulla lapide di Aillinn.

Nel giorno di Samhain (festa celtica dei morti, onorata il 1°Novembre, celebrante non solo l’inizio dell’inverno, ma anche l’inizio del nuovo anno), tutti i poeti di Eriu si riunirono in occasione dei festeggiamenti promossi dal Re Cormac portando con sé le tavolette; e quando queste ultime furono poste l’una di fronte all’altra, volarono per incontrarsi, “congiungendosi come l’edera che si avvolge attorno ad un ramo…”.

Da quel momento fu impossibile separarle, dimostrando che quel sentimento pulito e sincero, non possibile in vita perché spezzato prematuramente (“Non era destino che si incontrassero e si amassero in vita…”, come narra la leggenda), sarebbe invece proseguito nei versi, nella poesia, fonti di un amore senza ostacoli e senza fine.