Una delle più antiche e diffuse religioni al mondo, o meglio un “insegnamento”, il Buddismo ha assunto aspetti filosofici o religiosi a seconda dell’epoca volta per volta presa in riferimento. Ed anche molti simboli adoperati vanno considerati all’interno della cultura dei popoli che li hanno prodotti: da questo punto di vista, infatti, numerosi simboli originali affondano le proprie radici nell’India antica e sono presenti anche nelle immagini induiste, sebbene con un’accezione un po’diversa.
Il Budda storico è vissuto intorno al VI secolo a.C., ma i primi artefatti buddisti sono databili al III secolo a.C. Nel II secolo a.C. si cominciano a scavare monasteri buddisti nella roccia, mentre è solo del I secolo a.C. la prima apparizione dell’immagine del Budda.
La parola Budda in sanscrito vuol dire “il Risvegliato”, ed oggi gli studiosi hanno ricondotto tale nome a Siddharta Gautama, giovane figlio della famiglia nobiliare dei Sakya, vissuto tra il 560 ed il 480 a.C. circa: i suoi insegnamenti si compendiano nella dottrina delle Quattro nobili verità, ossia la sofferenza, l’origine della sofferenza, la cessazione della sofferenza, la via che porta alla cessazione della sofferenza. Tralasciando in questa sede la trattazione di detta dottrina, ci occupiamo, invece, dei simboli buddisti, considerati, singolarmente, nei paragrafi che seguono.
Ruota a otto raggi
È stato il primo simbolo buddista, assieme all’albero Bodhi, di cui ci occuperemo nel prossimo paragrafo. Chiamata anche “Dharmachakra” in sanscrito, la ruota a otto raggi rappresenta la ruota dell’esistenza, la ciclicità della vita e il suo movimento simbolico nel tempo dell’infinito.
Il Budda è conosciuto come colui che gira la ruota, che stabilisce un nuovo ciclo di insegnamenti in movimento e di conseguenza cambia il corso del destino. Il Dharmachakra ha otto raggi, emblema degli otto nobili sentieri del Buddismo (Retta Comprensione, Retta Motivazione, Retta Parola, Retta Azione, Retta Vita, Retto Sforzo, Retta Consapevolezza, Retta Concentrazione); i tre segmenti al centro indicano il Budda, il Dharma (gli insegnamenti) e il Sangha (la comunita’ spirituale).
La ruota può anche essere divisa in tre parti, ciascuna delle quali simboleggia un aspetto della pratica buddista, il mozzo (disciplina), i raggi (saggezza), e il cerchio (concentrazione).
Albero Bodhi
L’albero Bodhi indica l’albero sotto cui il Budda raggiunse l’illuminazione. Dopo aver vagato per la campagna per circa sei anni, egli si fermò a riposare in un bosco nei pressi del fiume Naranjara, non lontano dall’attuale Bodhgaya, e sotto il predetto albero, attraverso la meditazione, riuscì ad “abbracciare” la sua vera natura.
Il simbolismo relativo all’albero Bodhi era già parte integrante della cultura indiana precedente, così che la devozione ad esso, intesa come devozione ad un’ideale, si è sviluppata naturalmente.
Trono
Riferimento alla discendenza regale del Budda Siddharta Gautama, il trono, all’interno della cultura buddista, simboleggia la regalità spirituale e l’illuminazione, quale sovrana del mondo spirituale.
Antiche sculture in pietra presentano il Dharmachakra e l’albero di Bodhi in cima al trono, la cui base è talora decorata con altri simboli, come leoni e cervi, di cui ci occuperemo di qui a breve.
Orme del Budda
Incise su un’antica pietra a Bodh Gaya, India, dove si ritiene abbia raggiunto l’illuminazione, le orme del Buddha sono per tradizione simbolo della sua presenza fisica: secondo quanto riporta la storia, prima della sua morte egli avrebbe lasciato l’impronta del piede vicino Kusinara, in ricordo della sua presenza sulla Terra.
Leone
Uno dei simboli buddisti più potenti, il leone è collegato ai concetti di regalità, forza e potenza interiore, rivelandosi, dunque, un’immagine particolarmente appropriata per indicare il Budda, che la tradizione vuole fosse un principe reale.
Ciotola per le elemosine
Tra i simboli buddisti la ciotola per le elemosine simboleggia la via di mezzo tra il rigore, la frugalità, e l’attaccamento alla vita intesa in senso completo, ma è indice anche dello stile di vita del monaco, che ogni giorno vive dei doni della gente.
Detto simbolo è legato al periodo di vita in cui il Budda versava in uno stato di digiuno; resosi però conto che tale digiuno ostacolava il raggiungimento dell’illuminazione, accettò una scodella di latte di riso offertagli da una giovane donna di nome Sujata, e ne gettò il rimanente una volta raggiunta l’illuminazione stessa. Questo gesto volle significare la rinuncia a tutti i beni materiali.
Occhi del Budda
Simbolo della sua mente onnisciente, gli occhi del Budda sono solitamente dipinti sui quattro lati di un edificio (in particolar modo in Nepal) per sottolineare come egli veda e sappia ogni cosa.
I tre gioielli del Budda o Triplice Gemma
I tre gioielli del Budda (o Triplice Gemma) costituiscono i pilastri del Buddismo, rappresentando il Budda, il Dharma (gli insegnamenti) e il Sangha ( monaci e monache). In mancanza, Il Budda sarebbe stato “solo” una figura storica e i suoi insegnamenti sarebbero stati “semplici” libri.
Cervi e Dharmachakra
Tra i simboli buddisti, i cervi simboleggiano il luogo in cui il Budda impartì il suo primo insegnamento, sito appunto nel parco dei cervi a Sarnath, detto anche Dharmachakra Parivartan. Qui, i suoi modi amichevoli e pacifici spinsero anche gli animali ad accorrere ed ascoltare.
Stupa
Simbolo della mente illuminata del Budda, ma anche della comunità dei praticanti (il sangha), la stupa rappresenta i cinque elementi: la base quadrata è la Terra, la cupola rotonda l’Acqua, la forma di cono il Fuoco, il baldacchino l’Aria ed il volume lo Spazio. Adoperati per conservare reliquie ed immagini illustranti scene della vita del Budda, gli stipa sono stati costruiti per migliaia di anni in Asia, espandendosi successivamente anche in altri luoghi, come Francia e Spagna.
Dotati di grande fascio, gli stupa sono monumenti per la pace nel mondo, e coloro che li hanno in venerazione, o risiedono nei loro pressi, o ancora partecipano alla loro costruzione, scoprono in essi una vera fonte di benessere e felicità.
Le otto offerte
Pratica molto comune in Oriente, fare offerte è ritenuta una sorta di “palestra” contro l’attaccamento alle cose materiali e l’avidità. Tra i simboli buddisti troviamo le otto offerte, ciascuna dal significato ben specifico.
Offrire acqua per pulire la bocca o il viso vuol dire buon auspicio o ogni condizione che rechi un effetto positivo: in tal senso, offrire acqua pulita, fresca, leggera, che disseti la gola e lo stomaco, significa augurare ciascuna di queste caratteristiche, di queste “doti”.
Offrire acqua per lavare i piedi, mescolata a sandalo o ad incenso, costituisce un atto di umiltà dinanzi a chi ha raggiunto lo stato di liberazione dalla materia, ed è, dunque, un’offerta rivolta a tutti gli esseri illuminati. Simbolicamente rappresenta la depurazione, il fare “pulizia ai piedi” della propria mente.
Offrire fiori è simbolo di generosità e bontà d’animo, mentre offrire incenso indica etica morale e/o disciplina. Offrire luce significa stabilità interiore e pazienza, che allontana ogni forma di ignoranza.
Offrire profumo o essenze di zafferano o di legno di sandalo rappresenta costanza e tenacia. Offrire cibo significa samadhi, che è un nettare (o ambrosia) per nutrire la mente. Offrire strumenti musicali, infine, è emblema di sapienza, di saggezza, rappresentata dal suono degli stessi strumenti, siano essi cimbali, campane, liuti, o chitarre.
Gli otto portatori di buona fortuna
Oltre ai simboli buddisti or ora considerati, ve ne sono altri, indicati come portafortuna per essere di aiuto al praticante nel conseguire l’illuminazione. In numero di otto, ciascuno di essi rappresenta anche un aspetto degli otto nobili sentieri, precedentemente citati.
Simbolo di purezza – perché è libero da qualsiasi inquinamento – e di saggezza – perché riflette ogni fenomeno, senza distinzione alcuna – lo specchio rappresenta Dharmakaya ovvero la Verità del Corpo del Budha. È anche emblema del Retto Pensiero.
I latticini, in quanto alimento bianco, indicano il raggiungimento di qualcosa di puro a seguito di un lungo e duro lavoro. Sono simbolo della Retta Condotta di Vita, poiché il processo di produzione non lede alcun animale.
Simbolo del Retto Sforzo, l’erba durva è emblema di lunga vita, essendo molto resistente; la mela in legno o frutta Bilva, che raffigura la Retta Azione, ricorda invece al praticante il vuoto e il prodursi dei fenomeni legati all’esistenza in base ad una logica di causa ed effetto (originazione dipendente).
La conchiglia girata verso destra esprime il desiderio che gli insegnamenti del Buddismo siano diffusi in ogni direzione così come i suoni emessi quando quest’oggetto viene adoperato come un corno. Simboleggia la Retta Parola.
Polvere rossa formata da solfuro di mercurio, il cinabro indica la capacità di controllo, ed è emblema della Retta Concentrazione; i semi di canapa bianca, espressione della Retta Comprensione, sono un riferimento alla risposta che il Budda diede ad una donna sconvolta per la perdita del proprio figlio. Utilizzati in diversi rituali per allontanare i demoni, raffigurano anche l’uso della collera per superare gli ostacoli.
La preziosa medicina (“ghi-wang”), infine, è un calmante e un ricostituente ottenuto dai calcoli biliari di bovini o elefanti. Simboleggia la Retta Consapevolezza, che agisce come rimedio alla malattia dell’ignoranza e alla sofferenza da essa causata.
Simboli di buon auspicio
Tra i simboli buddisti, troviamo anche i simboli di buon auspicio. In numero di otto, li consideriamo brevemente qui di seguito.
Ombrello o Parasola (chhatra) rappresenta ricchezza o regalità, e se adoperato quotidianamente, anche protezione dal male e dalle forze oscure.
l Pesci d’Oro (matsya), originariamente simbolo dei fiumi Gange e Yamuna, sono stati successivamente per gli Indù, i Gianisti ed i Buddisti, rappresentazione della fortuna in generale.
Il Vaso del tesoro (bumpa) indica non solo le inesauribili ricchezze disponibili negli insegnamenti Buddisti, ma anche lunga vita e benessere.
Il loto (padma), simbolo assai importante, rappresenta la completa purificazione del corpo, della parola e della mente. Un fiore aperto indica la piena illuminazione, un fiore chiuso invece il potenziale per l’illuminazione.
La conchiglia (shankha), adoperata anche come un corno, è espressione della profondità e dell’armonioso suono degli insegnamenti del Budda.
Il Nodo senza fine (shrivatsa) raffigura uno schema geometrico simbolo della natura della realtà, ove ogni cosa è interconnessa; è anche immagine dell’infinita saggezza del Budda, e del carattere ingannevole del tempo.
La Bandiera della Vittoria (dhvaja) simboleggia la vittoria degli insegnamenti del Budda sulla morte, l’ignoranza, e qualsivoglia negatività.
La Ruota del Dharma (Dharmachakra), infine, rappresenta la dottrina buddista: si dice infatti, in merito, che dopo che Siddharta Gautama raggiunse l’illuminazione, Brahma gli offrì una Ruota del Dharma chiedendogli di impartire i suoi insegnamenti.
Significato dei maggiori simboli dei taguaggi