Hai la testa tra le nuvole, sembra tu stia sognando a occhi aperti!” Quante volte ci è capitato di pronunciare queste parole, e quante altre volte ancora siamo stati proprio noi i “protagonisti” di questo scambio verbale, rapiti dai nostri pensieri, oppure sorpresi a fissare un punto del soffitto. E “tacciati” di non essere ben aderenti alla realtà, di essere preda di pensieri vaganti ed effimeri, di lasciarci andare a stupide fantasticherie.

Ed invece studi psicologici hanno dimostrato l’esatto contrario: i sogni a occhi aperti occupano la metà della nostra attività mentale e rivelano i nostri desideri più intimi e profondi, le nostre paure e speranze, aiutandoci nel raggiungimento degli obiettivi prefissati. In altri termini, quando sperimentiamo sogni a occhi aperti, rielaboriamo informazioni inerenti a ciò che siamo e a ciò che abbiamo vissuto; proprio per tal motivo, i daydreams, come vengono chiamati dagli Inglesi, variano da individuo ad individuo, rappresentando lo “specchio” del proprio essere, del proprio sentire più profondo.

I sogni a occhi aperti, quindi, contrariamente a quanto generalmente si è portati a pensare, costituiscono un “quid plus”, un “valore aggiunto” alla vita di tutti i giorni, a condizione, però, che non diventino una sorta di via di fuga. Nei paragrafi che seguono analizzeremo nello specifico questo aspetto.

Come usare i sogni a occhi aperti nella vita quotidiana

Abbiamo or ora considerato l’importanza dei sogni a occhi aperti, quale “veicolo conoscitivo” dei propri sentimenti e delle proprie aspirazioni: come per i classici sogni notturni, anche per quelli a occhi aperti esiste infatti una simbologia ad hoc, utile per comprendere sé stessi più a fondo.

Quando è in atto un sogno a occhi aperti, viene adoperato il lato destro del cervello deputato all’immaginazione, alla creatività, e dunque si immagina una realtà che può assumere la forma ed i colori che più si desiderano. Ma ciò non vuol dire essere fuori dal mondo, fantasticare inutilmente, come sovente ci si sente dire. In preda ad un preoccupazione, si visualizza ovviamente la situazione fonte della preoccupazione stessa, e dunque potrebbe essere di aiuto la tecnica del pensiero positivo, ovvero la raffigurazione di immagini positive che allontanino quelle negative.

Ecco perché i sogni a occhi aperti possono essere adoperati razionalmente per migliorare le prestazioni sportive, la memoria o le diverse abilità fisiche: il cervello mette in atto collegamenti nervosi anche solo tramite l’immaginazione di fare un determinata cosa, purché ovviamente ne  “subisca” le medesime emozioni come se stesse effettivamente vivendo quella cosa nella realtà.

Ed ancora, i sogni a occhi aperti possono essere una “scappatoia”, un “salvavita” per evitare una situazione causa di stress, come può essere, ad esempio, un’attesa snervante o una noiosa trasmissione televisiva scelta da altri: il cervello stacca l’attenzione sulla situazione che si sta vivendo, e va altrove, salvaguardando il benessere mentale.

I sogni a occhi aperti come fuga dal quotidiano

Non tutti i sogni a occhi aperti sono connotati di positività: divengono infatti un rifugio sbagliato allorquando assurgono a via di fuga dal quotidiano, dalla realtà di tutti i giorni. Ci si sente inadeguati, “fuori posto”, e si cerca allora conforto nel sogno a occhi aperti, che consente una lettura diversa dal contesto di cui si fa parte; ma è solamente un inganno, un’illusione che se al momento consola e protegge dalle insoddisfazioni, alla lunga può essere di ostacolo alla propria forza vitale.

Sono inoltre inappropriati i sogni a occhi aperti che risultano rigidi, arricchiti di sempre maggiori dettagli, e dunque privi di quella “spontaneità” ad essi connaturata, che ne cambia di continuo i contorni, i colori. Un sogno a occhi aperti dovizioso di particolari è un sogno artificioso, privo di naturalezza, che tarpa le ali alla creatività ed alla fantasia.

Sono infine da “evitare” quei sogni a occhi aperti chiaramente improbabili, come ad esempio fantasticare di diventare un famoso cantante senza possedere la benché minima intonazione, perché in tal modo il rischio è quello di protrarre il proprio disagio, il proprio malessere.